Susino

Il susino è una pianta originaria dell’Europa e dell’Asia minore. Per la sua coltivazione preferisce terreni profondi e ben drenati ma vanno bene tutti i tipi di terreno. Nei primi tempi il suo portamento è eretto, poi pian piano diventa sempre più arrotondato e in età adulta può raggiungere un’altezza di 4/8 metri.

I fiori del susino sbocciano a marzo/aprile e temono il freddo e le gelate. A seconda della varietà, i frutti si raccolgono da luglio a settembre e la fruttificazione di solito avviene dopo 2/3 anni dalla messa a dimora della pianta.

Susino fiorito

Malattie e patogeni

Cydia funebrana o tignola del susino

La Cydia Funebrana o tignola del susino è una farfalla di medie dimensioni (circa 12-15 mm di apertura alare); le ali anteriori sono di colore grigiastro con fondo tendenzialmente brunastro e con marezzature biancastre; la sua livrea è molto simile a quella della Cidia del Pesco. Le larve, che sono rosate o rossastre, hanno una lunghezza di circa 10-15 mm.

cydia funebrana adulta

Il danno si manifesta sui frutti ed è determinato dalle larve; queste si nutrono della polpa dei frutticini.
Le larve scavano gallerie fino al nocciolo; queste gallerie vengono tappezzate di escrementi e rosure che rappresentano i residui dell’attività trofica. I frutti colpiti in momenti precoci cascolano. I frutti colpiti in uno stadio di sviluppo mediamente avanzato presentano la polpa meno consistente e con colorazione più scura. II frutto si deforma lievemente e può essere soggetto a marciumi fungini da Monilia. I danni si manifestano con la comparsa, sui frutti, di cirri gommosi che fuoriescono in uno o più punti corrispondenti alle uscite delle gallerie.
Se il frutto viene colpito tardivamente i segni palesi dell’attacco possono anche non manifestarsi.

La Cydia funebrana sverna sotto forma di larva (larve mature) sotto la corteccia o in altri ricoveri del frutteto. Gli adulti sfarfallano tra maggio e giugno al nord (1° volo) (fine aprile nel Meridione). Le femmine ovidepongono sui frutticini, nella zona distale. Le larve, dopo un periodo di incubazione che va da 6-7 a 14-15 giorni, entrano nei frutticini scavando le gallerie descritte.
La maggior parte dei frutti colpiti in questo stadio sono soggetti a cascola, per cui le larve di prima generazione o degenerano oppure completano il loro sviluppo a terra (dentro il frutticino), dove si incrisalidano per originare gli adulti (2° volo) nel mese di luglio. Da questo volo prende origine la seconda generazione larvale che provoca, sui frutti già sviluppati, i tipici danni. Generalmente queste larve sono destinate a svernare; tuttavia in alcune zone, con climi favorevoli al fitofago, si può verificare, a fine estate, una 3° generazione. La Cidia del Susino compie, pertanto, 2 (a volte 3) generazioni.

La lotta contro la tignola del Susino segue i criteri della lotta guidata ed integrata; essa si avvale di monitoraggi effettuati con trappole sessuali allo scopo di stabilire i momenti dei voli e quindi degli eventuali trattamenti. La tecnica prevede:
– installazione delle trappole: queste vanno messe nel frutteto alla fine di aprile;
– il numero di trappole è di 1-3 per ettaro o per azienda;
– la soglia, orientativa, di intervento è di 5-10 ed oltre catture per trappola per settimana.

trappola a delta per feromone Trappola a delta per feromone

In ogni caso prima di effettuare l’intervento occorre anche valutare:
– il carico dei frutti;
– la varietà coltivata;
– il momento della raccolta;
– le infestazioni degli anni precedenti;
La generazione più pericolosa è sicuramente quella di piena estate (o le 2 estive nel caso svolga 3 generazioni); l’intervento si esegue dopo qualche giorno dal superamento della soglia sulle larve di 2° e 3° generazione, con prodotti larvicidi, tipo il Bacillus thuringiensis distribuito all’inizio del volo degli adulti.

 

Bozzacchioni delle susine

Si tratta di una malattia non molto temibile, salvo che sulle varietà sensibili e durante le stagioni molto piovose, che viene provocata da un fungo simile a quello che provoca il mal della bolla del pesco. L’nfezione avviene durante la fioritura: l’ovario si dilata ed il micelio, che si sviluppa contemporaneamente al fiore, provoca una deformazione dei giovani frutti, che si accrescono allungati e ricurvi. In un secondo tempo le drupe si fessurano e si coprono di una crosta grigiastra costituita dagli aschi del fungo. Lo svernamento di questa crittogama avviene come ifa all’interno dei rami e delle gemme.

Lotta

I trattamenti autunno-invernali e primaverili con i prodotti usati per combattere il mal della bolla danno ottimi risultati.

 

Tentredini delle susine

Sono vespe lunghe 4-6 mm. La livrea è gialla nella Hoplocampa flava e nera nella Hoplocampa minuta. Assai tipiche sono le venature delle ali. La femmina ha un ovodepositore con valve seghettate. La larva è di colore bianco sporco ed emana odore di cimice; la crisalide è brunastra. L’epoca di volo per entrambe le specie è in aprile-maggio. Con l’aiuto dell’ovodepositore seghettato, la femmina dell’insetto depone singole uova nel calice dei fiori aperti, che assumono una colorazione brunastra. Le larve, durante lo sviluppo, forano il giovane frutticino e lo rodono dall’interno. Ogni larva attacca 3-4 frutti; se si aprono i frutticini insozzati dagli escrementi, si avverte un forte odore di cimice. Le larve si lasciano cadere al suolo con l’ultimo frutticino colpito e si impupano nel terreno a circa 10 cm di profondità. Le tentredini attaccano prugne, susine e mirabelle; alcune specie hanno come ospite anche il melo e il pero. Queste vespe volano sugli alberi da frutto in piena fioritura: l’epoca è naturalmente molto variabile, a seconda della specie e della varietà. Su alberi troppo carichi di frutti, un’infestazione di tentredini può servire come “diradante”, ma è necessario tenere il processo sotto controllo.

Misure preventive:

Favorire i nemici naturali come rondini, cince e altri uccelli, ma anche carabidi, rospi e rane, che uccidono le pupe.

In caso di infestazione:

Raccogliere i frutti colpiti. Solo dopo la caduta dei petali, irrorare più volte infuso di tanaceto e d’assenzio, inizialmente a intervalli di 1 settimana, e successivamente per 3 settimane. Irrorare decotto di legno quassio.

In caso di forte infestazione:

Dopo la caduta dei petali spruzzare per 3 volte, a intervalli di 1 settimana, prodotti a base di piretro o rotenone diluiti in acqua calda.

Fonte: fonti varie

Daniele

Daniele Castiello vive nel parco nazionale del Cilento ad Ascea , appassionato di erbe e della natura e dei sistemi biologici, ama le passeggiate in bicicletta tra la natura.

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